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venerdì 18 luglio 2014

MNAO-MUSEO D' ARTE ORIENTALE A ROMA


"Dall’Iran al Giappone passando per Lhasa e Kathmandu". Inaugurazione di nuove sale espositive
Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci'
23 luglio, 2014 - Nuova apertura


Inaugurazione delle nuove sale espositive dedicate ad una importante collezione di arte dell’Asia donata al Museo

Dall’Iran al Giappone passando per Lhasa e Kathmandu

Il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ ha recentemente ricevuto un’importante donazione di più di 2.000 opere, provenienti da diverse parti dell’Asia, donazione che comprende dipinti, sculture, recipienti in metallo e in ceramica, monete, gioielli, tessuti, tappeti, mobili, elementi di decorazione architettonica. Finora alcune opere erano distribuite nelle differenti sezioni del Museo, ed in parte continueranno ad esserlo; tuttavia, come previsto nell’atto di donazione alcune sale devono essere dedicate appositamente alla collezione: in questa occasione se ne aprono quattro. In esse necessariamente in futuro le opere saranno esposte a rotazione, data l’ampiezza della raccolta. In coincidenza con l’inaugurazione delle sale, sarà reso noto il nome del donatore, che inizialmente aveva preferito restare anonimo.

L’intera donazione può essere suddivisa nei seguenti nuclei:

All’area himalayana (Tibet e Nepal) appartengono pitture su stoffa (thangkha) e statuaria realizzata in vari materiali. I dipinti raffigurano cicli tantrici, immagini del fondatore della religione Bön, il mistico asceta Milarepa, la ‘ruota del divenire’ che illustra il ciclo delle rinascite, determinate dalla ‘legge di causa e effetto’ (karma). Di questi dipinti sono visibili nella prima sala sei esemplari. La statuaria illustra il “pantheon” himalayano (Buddha, Kurukulla, Shyamatara, Vajradhara, Vishnu, Durga ed altri), figure di importanti Lama e di asceti. Questo gruppo è completato da oggetti rituali (campane, scettri, lampade votive, vasellame per il culto in argento, ferro, bronzo e rame), e da una serie di gioielli in oro e in argento impreziositi da coralli e turchesi; sono presenti inoltre mobili e tessuti.

La parte di provenienza iranica e centro-asiatica, databile dal III millennio a.C. al IX secolo d.C., comprende una ricca raccolta di gioielleria in oro di periodo protostorico ed imperiale, bronzi canonici del Luristan, fra i quali due rivestimenti di faretra con motivi desunti dal repertorio assiro-babilonese, cinture decorate ad incisione e a sbalzo e coppe sbalzate di epoca achemenide, partica e sasanide. È presente, anche se esposta solo in piccola parte, una ricca collezione numismatica: 227 monete di cui 19 d’oro e le rimanenti d’argento, bronzo e rame, provenienti da Iran, Pakistan, Afghanistan e India.

La cultura islamica è rappresentata da una raccolta di oggetti databili tra il IX e il XX secolo; si tratta di raffinate ceramiche provenienti dall’Iran, riferibili a differenti periodi e realizzate con tecniche diverse particolarmente rappresentative della produzione fittile islamica: coppe dipinte con argille colorate del IX-X secolo, un magnifico esemplare, perfettamente conservato, realizzato con la tecnica del lustro metallico della fine del XII e una mattonella a stella del XIII-XIV secolo decorata sopra invetriatura con lamelle d’oro (tecnica lajvardina). La produzione in metallo è rappresentata da oggetti di uso quotidiano morfologicamente molto diversi tra di loro: vasi, lucerne, vassoi, brocche, coppe, realizzati in leghe di rame ma anche in argento, in gran parte con decorazione incisa e in alcuni casi ageminata, provenienti soprattutto dalla regione del Khorasan a cavallo fra l’Iran e l’Afghanistan. Completa il gruppo una ricca raccolta di gioielli in oro ed argento, riferibili ad un arco cronologico molto ampio, sintesi delle molteplici tecniche in uso nel vicino e medio oriente e una rarissima collezione di amuleti a forma di crescente lunare, utilizzati come protezione dalla cattiva sorte. Le collezioni del Museo non annoveravano finora tappeti: con questa donazione si acquisiscono 51 esemplari, dall’Iran, l’Asia centrale, la Cina e il Tibet.

Una parte della collezione è costituita da oggetti di interesse etnografico, come tessuti, abiti ed accessori di abito ed utensili di uso comune da Iran, India, Pakistan, Afghanistan, Cina e Giappone. Questa sezione sarà in futuro oggetto di un’esposizione tematica: per ora sono esposti soltanto dei mobili di legno intagliato dal Pakistan.

Completano la collezione le opere provenienti dall’Estremo Oriente: soprattutto mobili (qui si espone un altare di epoca Qing, mentre nella sala del Museo dedicata all’arte coreana è visibile un mobile guardaroba), tessuti, qualche dipinto su rotolo.

Con questa donazione il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ ha acquisito la più vasta ed importante raccolta non solo di antichità himalayane, ma anche di gioielleria etnica presente in Europa, rafforzando il suo già importante ruolo culturale in campo internazionale.


Dal  B&B ACQUEDOTTI ANTICHI  o  dalla  CASA VACANZE ROMA-CINECITTA' è molto facile raggiungere il MNAO si prende la metro A direzione Battistini e si scende alla fermata  PIAZZA VITTORIO da li in pochi minuti si arriva a Via Merulana.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Planimetria semplificata MNAOLE SALE 
I-II-III

IV

V-VIII

VI

VII-XI-XII-XIII-XIV-XV 

X

LE SALE 'BIANCA', 'VERDE' E 'ROSSA' OSPITANO ESPOSIZIONI TEMPORANEE 








































Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci'
Via Merulana, 248 - 00185 Roma
Tel. +39.06.4697481
Tel. +39.06.46974815 (Direzione)
Fax +39.06.46974837
E-mail mn-ao.direzione@beniculturali.it   Pec: mbac-mn-ao@mailcert.beniculturali.it



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martedì 8 luglio 2014

ARTEMISIA GENTILESCHI A ROMA


Iniziamo col presentarvi l'Autoritratto di Artemisia Gentileschi, donna, artista  e spirito libero.
Tra la fine del '500 e gli inizi del '600 questi  tre aggettivi non avevano molte possibilità di convivere ed infatti la vita di questa artista romana fu travagliata e densa di misteri.
Infatti in Italia la sua figura è ancora in penombra e gode di maggior fama all'estero che in patria, la sua figura e la sua storia furono portati alla luce dal movimento femminista degli anni '70  che tese a sottolineare, più che l'aspetto artistico talentuoso di Artemisia, la forte personalità, la sensualità ed il coraggio nel denunciare lo stupro subito dal pittore Agostino Tassi.
Ma procediamo con ordine
Artemisia Gentileschi , nasce a Roma l'8 luglio del 1593, figlia del pittore Orazio Gentileschi, assai famoso all'epoca, fin da bambina manifesta  talento e passione  per la pittura, arte fino ad allora ad esclusivo appannaggio degli uomini. Il padre però , comprendendo le sue capacità, la incoraggia insegnandole il "mestiere"e l'amore per il Caravaggio che proprio in quegli anni raggiunge le vette più alte del suo successo ed il cui stile domina ed  influenza i pittori dell'epoca compreso Orazio.
Aveva  18 anni Artemisia quando il padre intenta una causa contro Agostino Tassi, anch'egli pittore  nonché amico di famiglia.
Al tempo dello stupro, Agostino Tassi, maestro di prospettiva, era impegnato, assieme a Orazio Gentileschi, nella decorazione a fresco delle volte del Casino delle Muse nelPalazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma.Tra le muse e i musicanti raffigurati nella loggetta sembra esserci un personaggio contemporaneo, da molti critici identificato proprio con la giovane Artemisia, quasi a volerne suggellare il debutto artistico.

Era frequente che Agostino si trattenesse nella dimora dei Gentileschi dopo il lavoro; secondo alcune fonti, fu lo stesso Orazio a introdurlo ad Artemisia, chiedendo ad Agostino di iniziarla allo studio della prospettiva.

Il padre denunciò il Tassi che dopo la violenza, non aveva potuto "rimediare" con un matrimonio riparatore. Il problema è che il pittore era già sposato (e nel frattempo manteneva anche una relazione incestuosa con la sorella della moglie). Del processo che ne seguì è rimasta esauriente testimonianza documentale, che colpisce per la crudezza del resoconto di Artemisia e per i metodi inquisitori del tribunale. Gli atti del processo (conclusosi con una lieve condanna del Tassi) hanno avuto grande influenza sulla lettura in chiave femminista,come già accennavamo  precedentemente,  data nella seconda metà del XX secolo, alla figura di Artemisia Gentileschi. È da sottolineare il fatto che Gentileschi accettò di deporre le accuse sotto tortura, consistite queste nello schiacciamento dei pollici, che per una pittrice era un danno ancora peggiore, con uno strumento usato ampiamente all'epoca.

Una lettura del processo basata sul concetto di stuprum inteso come nella normativa del Seicento si intendeva, e dunque come deflorazione di donna vergine o come rapporto sessuale dietro promessa di matrimonio non mantenuta, è il risultato degli studi più recenti.



Questa la testimonianza di Artemisia al processo, secondo le cronache dell'epoca:
« Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch'io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l'altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne »
(Eva Menzio (a cura di), Artemisia Gentileschi, Lettere precedute da Atti di un processo di stupro, Milano, 2004).


Giuditta ed Oloferne


Dopo la conclusione del processo, Orazio combinò per Artemisia un matrimonio con Pierantonio Stiattesi, modesto artista fiorentino, che servì a restituire ad Artemisia, violentata, ingannata e denigrata dal Tassi, uno status di sufficiente "onorabilità". La cerimonia si tenne il 29 novembre 1612.

Poco dopo la coppia si trasferì a Firenze, dove ebbe quattro figli, di cui la sola figlia Prudenzia visse sufficientemente a lungo da seguire la madre nel ritorno a Roma poi a Napoli. L'abbandono di Roma fu quasi obbligato: la pittrice aveva ormai perso il favore acquisito e i riconoscimenti ottenuti da altri artisti, messa in ombra dallo scandalo suscitato, che fece fatica a far dimenticare (come dimostrano anche gli epitaffi crudelmente ironici alla sua morte).

Il distacco fu duro specialmente per Orazio che vedeva allontanarsi non solo la  figlia prediletta ma anche  una fonte d'ispirazione, una collega meritevole tanto e talmente da diventare sua rivale.
Artemisia riprende a dipingere ed elabora una sua personalissima tecnica che pur ispirandosi al Caravaggio elabora tinte più forti ed in alcuni casi addirittura violente con le quali crea magistrali giochi di luce ed ombre.
Il resto della sua vita è segnato da continui spostamenti dovuti alla fama crescente: Napoli, Londra, tutte le corti europee ambiscono ad incontrare la grande nonché bellissima artista che ormai gode della stessa considerazione di un uomo. Le si attribuiranno molti amanti ma il suo grande amore rimarrà l'arte e la libertà.

Vogliamo segnalarvi qualche opera  di Artemisia Gentileschi presente a Roma

È riferibile agli esordi romani  la Madonna col Bambino esposto alla Galleria Spada.




Museo Artistico
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