ROMA CRISTIANA (PRIMO TOUR)
Il B&B ACQUEDOTTI ANTICHI, dista circa 250 metri a piedi dalla fermata della Metro A, quindi ci sarà faccile muoverci per Roma, nei luoghi di culto più famosi e significativi di questo Anno Santo straordinario.
Il nostro itinerario nella Roma Cristiana inizia con la visita della Cattedrale di Roma definita "madre di tutte le chiese del mondo", si scende alla fermata SAN GIOVANNI e dopo aver percorso circa 200 metri a piedi ci troviamo di fronte a...
SAN GIOVANNI IN LATERANO.
La chiesa cattedrale di Roma, il cui nome per esteso è
Arcibasilica Papale e Cattedrale del Santissimo Salvatore e dei Santi
Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, sorge sullo stesso luogo
della basilica eretta da Costantino intorno al 314 su terreni già di
proprietà della nobile famiglia dei Laterani, dalla quale prende nome
tutta l’area.
La basilica primitiva, di cui l’attuale chiesa ricalca nelle grandi linee la planimetria, aveva cinque navate (come l’antica San Pietro) e per quasi mille anni, dalla fondazione al periodo avignonese, fu la più importante chiesa della cristianità, centro del potere papale e residenza del pontefice. Ripetutamente danneggiata e restaurata, la basilica fu continuamente arricchita nel corso dei secoli. Niccolò IV commissionò a Jacopo Torriti il mosaico absidale (1289 1291), per il giubileo del 1300 Bonifacio VIII edificò la Loggia delle Benedizioni (rifatta nelle linee attuali alla fine del ‘500), Martino V fece affrescare l’interno da Gentile da Fabriano e Pisanello (1431-1432), Sisto V sostituì la Loggia delle Benedizioni con quella tuttora visibile (danneggiatada un attentato nel 1993), Clemente VIII fece decorare il transetto (1599-1600). In vista del Giubileo del 1650 Innocenzo X Pamphili affidò a Francesco Borromini il rifacimento dell’interno, di cui volle comunque conservare l’impianto complessivo a cinque navate ed il cinquecentesco, ricchissimo, soffitto a cassettoni della nave mediana. Il grande architetto ticinese intervenne in due riprese: tra il 1645 ed il 1650 rimodellò l’interno, negli anni 1656-57 sistemò il pavimento e ricompose con gusto barocco i frammenti degli antichi monumenti funerari da lui stesso rimossi.
Tra il 1732 ed il 1735, sotto il pontificato di Clemente XII Corsini, venne eseguita la facciata attuale, su disegno di Alessandro Galilei, ed infine tra il 1884 ed il 1886 vennero completamente rifatti presbiterio e abside con la conseguente perdita del mosaico originale del Torriti, da allora sostituito con una fedele copia del Vespignani. La settecentesca facciata del Galilei presenta un solo ordine gigante di lesene e semicolonne corinzie, timpano centrale e balaustra coronata da quindici colossali statue raffiguranti Cristo, San Giovanni Battista ed evangelista e i dottori della Chiesa. Sul cornicione una lunga iscrizione ricorda l’erezione della facciata voluta da Clemente XII, i cui stemmi (Corsini) compaiono più in basso sullo stilobate.
Nel portico, altorilievi marmorei con Storie della vita del Battista e statua di Costantino (IV sec.) proveniente dalle sue terme sul Quirinale. La porta mediana ha preziosi battenti che provengono dalla Curia nel Foro Romano; l’ultima porta a destra è la Porta Santa.
L’interno si presenta nella splendida sistemazione seicentesca ideata dal Borromini. Nella navata centrale, che conserva ancora il soffitto cinquecentesco (forse disegnato da Pirro Ligorio) che Borromini avrebbe voluto eliminare, spiccano le dodici edicole con colonne verdi e timpano, fregiato dalla colomba dei Pamphilj, dentro le quali sono alloggiate dodici statue di apostoli; le nicchie sono sormontate da altorilievi in stucco di Alessandro Algardi. In fondo alla navata è il bel tabernacolo ogivale di Giovanni di Stefano (1367) sotto al quale si trova l’altare papale. Alla base di questo, nel recinto della confessione, si trova la tomba di papa Martino V, opera di Simone Ghini (1443). Il transetto è uno dei più rappresentativi complessi del manierismo romano di fine ‘500, con opere, tra gli altri, del Cavalier d’Arpino, Cesare Nebbia, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione. Le navate laterali sono il luogo dove più liberamente si poté esprimere l’estro e il talento decorativo del Borromini, che tra le cappelle e sulla faccia interna dei pilastri sistemò gli antichi monumenti funebri reinterpretandoli, secondo il gusto dell’epoca, come puri elementi decorativi. Nella navata intermedia destra si trova un frammento di affresco, proveniente dalla decorazione della primitiva Loggia delle Benedizioni, variamente interpretato e attribuito (da alcuni a Giotto, da altri al Cavallini). Nella navata estrema sinistra si segnala la copia della statua giacente di Riccardo degli Annibaldi eseguita da Arnolfo di Cambio nel 1276, il cui originale si trova nel Chiostro e la cappella Corsini che custodisce al suo interno un'urna antica di porfido proveniente dal Panthen, la tomba di papa Clemente XII.
Meritano senz’altro una visita il museo, che raccoglie preziosi arredi liturgici, e il chiostro, capolavoro dell’arte cosmatesca dove si conservano elementi architettonici, sculture e ornati dell’antica basilica.
Poco distante, lungo Via di San Giovanni in Laterano deliziosa via che man mano ci porta al Colosseo, si raggiunge la...
BASILICA DI SAN CLEMENTE
La basilica di San Clemente in Laterano è una delle più interessanti e antiche basiliche di Roma, eretta prima del 385 e dedicata a San Clemente, il terzo papa dopo San Pietro.Si compone di due chiese sovrapposte, sorte sopra costruzioni romane dell'età repubblicana e sui resti di un tempio del dio Mitra. La chiesa inferiore fu sede di vari concili durante il V secolo, restaurata nell'VIII e IX secolo e distrutta in seguito all'invasione di Roberto il Giuiscardo (1084). Nel 1108 il papa Pasquale II edificò sulle sue rovine la chiesa superiore, ristrutturata durante il pontificato di Clemente XI da Carlo Fontana. L'architetto realizzò la modesta facciata barocca utilizzando per il portico ad arcate le antiche colonne di granito. L'interno, sebbene abbia subito notevoli alterazioni a causa del rimodernamento operato dal Fontana, conserva ancora l'aspetto tipico dell'antica basilica romana: è divisa, infatti, in tre navate da due colonne di marmo e granito con capitelli ionici. Interessante la visita alla basilica inferiore la quale conserva un'importante testimonianza per lo studio della lingua italiana. Si tratta dell'affresco della "Leggenda di Sisinno" che presenta una delle prime testimonianze di volgare italiano.
La Leggenda di Sisinno
Il celebre ciclo di affreschi del XII sec. che riveste alcuni muri portanti della basilica inferiore di San Clemente rappresenta una delle principali attrazioni di questa basilica. In questi luoghi nascosti si possono trovare pitture meravigliose che narrano episodi della vita leggendaria del Santo ed in particolare i suoi miracoli più famosi. Un affresco di particolare interesse è quello detto del Miracolo di Sisinnio dove sono presenti particolari che potrebbero sfuggire ai turisti meno attenti.
La vicenda rappresentata ci riporta nella Roma del I sec. quando le messe si celebravano ancora all’interno delle domus, aperte alla comunità cristiana grazie a patrizi benemeriti convertiti alla nuova fede. A queste messe celebrate da Clemente assisteva Teodora, la moglie di Sisinnio, potente dignitario della corte dell’imperatore Nerva e per di più geloso. Sospettoso per le continue fughe domenicali della moglie, decise di pedinarla e scoprì così che la donna si era convertita al cristianesimo cosa davvero sconveniente per la moglie di un potente uomo di corte. Con l’orgoglio ferito Sisinnio interruppe la funzione per condurre via Teodora ma Clemente, che evidentemente non tollerava intrusioni nella casa del signore, rese Sisinnio cieco e sordo. La scena si conclude con Sisinnio costretto a ritirarsi sostenuto dai suoi servi.
L’episodio occupa il registro centrale dell’affresco, quello principale e meglio visibile. L’artista ne è al corrente ed esegue un lavoro di alta qualità ricorrendo ad una certa resa prospettica e riuscendo a conferire decoro e solennità ai personaggi tra i quali emerge la figura di San Clemente in atteggiamento orante.
Ma la vicenda non termina qui e continua nella casa di Sisinnio dove si recò Clemente, a tal punto impietosito per le sorti del suo rivale, da volergli restituire vista ed udito. Sisinnio, infuriato per quanto precedentemente accaduto, ordinò ai suoi servi di legare Clemente e sbatterlo fuori casa ma, anche questa volta, il santo ricorreva ad un miracolo così che i servi, scambiandolo per una colonna della casa, si adoperavano con tutte le loro forze a spostarla invano.
Questa seconda parte della storia è stata dipinta nel registro sottostante, più stretto e meno visibile. Qui l’artista cambia stile dando fondo a tutto il suo talento: per dare più ritmo alla narrazione e favorire la comprensione della scena, introduce nell’affresco un mezzo di comunicazione davvero moderno: il fumetto. Si possono infatti ancora leggere, anche se oggi un pò a fatica, varie iscrizioni che accompagnano le azioni dei personaggi, alcune delle quali addirittura in lingua volgare! Leggiamo per esempio “falite de reto co lo palo” ovvero spingete dietro col palo e “fili de le pute traite” espressione colorita che non ha bisogno di traduzione. Abbiamo di fronte una testimonianza di eccezionale importanza, si tratta infatti di una delle primissime attestazioni scritte della lingua volgare ed in particolare del volgare romanesco con il quale il popolo si esprimeva abitualmente.
Quello che si scopre nella Basilica di San Clemente è un medioevo denso di avvenimenti, popolato da santi leggendari, ricco di opere d’arte e… di piacevoli sorprese.
La passeggiata continua , non senza uno sguardo al monumento più famoso di Roma , il Colosseo e benchè il nostro itinerario abbia ben altra meta, non possiamo trascurare la Basilica di San Pietro in Vincoli dove si trova il Mosè del Michelangelo...ancora pochi passi ed eccoci davanti alla...
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE
L'attuale basilica
Profonde trasformazioni della basilica, che fino ad allora aveva conservato il suo aspetto sostanzialmente medievale, furono avviate tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo da Sisto V e da Paolo V, che eressero le due grandi cappelle laterali, dette appunto Sistina e Paolina, e il palazzo a destra della facciata. Tra il 1670 ed il 1676 Carlo Rainaldi ridisegnò l’abside nelle forme attuali. Gli ultimi grandi interventi, che conferirono alla basilica l’aspetto con cui la ammiriamo oggi, si devono all’estro di Ferdinando Fuga, l’architetto fiorentino che nella prima metà del XVIII secolo completò il palazzo a sinistra della facciata e ricostruì quest’ultima creando uno dei migliori esempi conosciuti del cosiddetto barocchetto romano. La facciata settecentesca si sovrappone alla più antica, di cui conserva, inserita nella loggia delle benedizioni accessibile da una scala sotto al porticato, l’originale decorazione musiva. I mosaici furono eseguiti da Filippo Rosuti alla fine del XIII secolo e raffigurano, nel registro superiore, Cristo benedicente tra i simboli degli Evangelisti, la Vergine, angeli e Santi. Nel registro inferiore sono rappresentati episodi della vita di papa Liberio. L’interno della basilica ha conservato - unica tra le basiliche patriarcali - un aspetto ancora vicino a quello originale: un grandioso impianto a tre navate, divise da antiche colonne di reimpiego, terminante nell’abside preceduta dall’arco trionfale.
Opere
Nel transetto sono visibili tondi affrescati con figure di Profeti, riportati in luce nel 1931, variamente attribuiti al Cavallini, a Cimabue o al giovane Giotto. Dalla navata destra si può accedere al battistero - progettato da Flaminio Ponzio nel 1605 e decorato dal Passignano - e da questo alla Sagrestia, a destra, e alla Cappella di San Michele, quest’ultima con lacerti di affreschi per i quali è stato recentemente proposto il nome di Piero della Francesca. Tornati nella navata destra s’incontra prima la Cappella delle Reliquie e quindi la grande Cappella Sistina, voluta da Sisto V Peretti (1585-1590) che ne affidò la realizzazione a Domenico Fontana (1584-1587). Completamente affrescata da artisti del tardo manierismo romano diretti da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra, la cappella incorpora l’antico Oratorio del Presepio, qui sistemato dal Fontana e accessibile da una scala. La decorazione scultorea del sacello si deve, in parte, ad Arnolfo di Cambio. All’esterno della cappella, sul pavimento, c’è la semplice lastra tombale della famiglia Bernini, sotto la quale venne sepolto anche Gian Lorenzo. Simmetrica alla Cappella Sistina, e parimenti sfarzosa, nella navata sinistra si apre la Cappella Paolina, progettata per Paolo V Borghese (1605-1621) da Flaminio Ponzio. Rispetto alla Sistina la cappella Paolina presenta una superiore qualità della decorazione pittorica, a cui presero parte il Cavalier d’Arpino e Guido Reni.
...la nostra visita è terminata una passeggiata ricca di storia e densa di attrazioni che ci ha permesso di rendere omaggio alla storia cristiana di Roma.
La basilica primitiva, di cui l’attuale chiesa ricalca nelle grandi linee la planimetria, aveva cinque navate (come l’antica San Pietro) e per quasi mille anni, dalla fondazione al periodo avignonese, fu la più importante chiesa della cristianità, centro del potere papale e residenza del pontefice. Ripetutamente danneggiata e restaurata, la basilica fu continuamente arricchita nel corso dei secoli. Niccolò IV commissionò a Jacopo Torriti il mosaico absidale (1289 1291), per il giubileo del 1300 Bonifacio VIII edificò la Loggia delle Benedizioni (rifatta nelle linee attuali alla fine del ‘500), Martino V fece affrescare l’interno da Gentile da Fabriano e Pisanello (1431-1432), Sisto V sostituì la Loggia delle Benedizioni con quella tuttora visibile (danneggiatada un attentato nel 1993), Clemente VIII fece decorare il transetto (1599-1600). In vista del Giubileo del 1650 Innocenzo X Pamphili affidò a Francesco Borromini il rifacimento dell’interno, di cui volle comunque conservare l’impianto complessivo a cinque navate ed il cinquecentesco, ricchissimo, soffitto a cassettoni della nave mediana. Il grande architetto ticinese intervenne in due riprese: tra il 1645 ed il 1650 rimodellò l’interno, negli anni 1656-57 sistemò il pavimento e ricompose con gusto barocco i frammenti degli antichi monumenti funerari da lui stesso rimossi.
Tra il 1732 ed il 1735, sotto il pontificato di Clemente XII Corsini, venne eseguita la facciata attuale, su disegno di Alessandro Galilei, ed infine tra il 1884 ed il 1886 vennero completamente rifatti presbiterio e abside con la conseguente perdita del mosaico originale del Torriti, da allora sostituito con una fedele copia del Vespignani. La settecentesca facciata del Galilei presenta un solo ordine gigante di lesene e semicolonne corinzie, timpano centrale e balaustra coronata da quindici colossali statue raffiguranti Cristo, San Giovanni Battista ed evangelista e i dottori della Chiesa. Sul cornicione una lunga iscrizione ricorda l’erezione della facciata voluta da Clemente XII, i cui stemmi (Corsini) compaiono più in basso sullo stilobate.
Nel portico, altorilievi marmorei con Storie della vita del Battista e statua di Costantino (IV sec.) proveniente dalle sue terme sul Quirinale. La porta mediana ha preziosi battenti che provengono dalla Curia nel Foro Romano; l’ultima porta a destra è la Porta Santa.
L’interno si presenta nella splendida sistemazione seicentesca ideata dal Borromini. Nella navata centrale, che conserva ancora il soffitto cinquecentesco (forse disegnato da Pirro Ligorio) che Borromini avrebbe voluto eliminare, spiccano le dodici edicole con colonne verdi e timpano, fregiato dalla colomba dei Pamphilj, dentro le quali sono alloggiate dodici statue di apostoli; le nicchie sono sormontate da altorilievi in stucco di Alessandro Algardi. In fondo alla navata è il bel tabernacolo ogivale di Giovanni di Stefano (1367) sotto al quale si trova l’altare papale. Alla base di questo, nel recinto della confessione, si trova la tomba di papa Martino V, opera di Simone Ghini (1443). Il transetto è uno dei più rappresentativi complessi del manierismo romano di fine ‘500, con opere, tra gli altri, del Cavalier d’Arpino, Cesare Nebbia, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione. Le navate laterali sono il luogo dove più liberamente si poté esprimere l’estro e il talento decorativo del Borromini, che tra le cappelle e sulla faccia interna dei pilastri sistemò gli antichi monumenti funebri reinterpretandoli, secondo il gusto dell’epoca, come puri elementi decorativi. Nella navata intermedia destra si trova un frammento di affresco, proveniente dalla decorazione della primitiva Loggia delle Benedizioni, variamente interpretato e attribuito (da alcuni a Giotto, da altri al Cavallini). Nella navata estrema sinistra si segnala la copia della statua giacente di Riccardo degli Annibaldi eseguita da Arnolfo di Cambio nel 1276, il cui originale si trova nel Chiostro e la cappella Corsini che custodisce al suo interno un'urna antica di porfido proveniente dal Panthen, la tomba di papa Clemente XII.
Meritano senz’altro una visita il museo, che raccoglie preziosi arredi liturgici, e il chiostro, capolavoro dell’arte cosmatesca dove si conservano elementi architettonici, sculture e ornati dell’antica basilica.
Poco distante, lungo Via di San Giovanni in Laterano deliziosa via che man mano ci porta al Colosseo, si raggiunge la...
BASILICA DI SAN CLEMENTE
La basilica di San Clemente in Laterano è una delle più interessanti e antiche basiliche di Roma, eretta prima del 385 e dedicata a San Clemente, il terzo papa dopo San Pietro.Si compone di due chiese sovrapposte, sorte sopra costruzioni romane dell'età repubblicana e sui resti di un tempio del dio Mitra. La chiesa inferiore fu sede di vari concili durante il V secolo, restaurata nell'VIII e IX secolo e distrutta in seguito all'invasione di Roberto il Giuiscardo (1084). Nel 1108 il papa Pasquale II edificò sulle sue rovine la chiesa superiore, ristrutturata durante il pontificato di Clemente XI da Carlo Fontana. L'architetto realizzò la modesta facciata barocca utilizzando per il portico ad arcate le antiche colonne di granito. L'interno, sebbene abbia subito notevoli alterazioni a causa del rimodernamento operato dal Fontana, conserva ancora l'aspetto tipico dell'antica basilica romana: è divisa, infatti, in tre navate da due colonne di marmo e granito con capitelli ionici. Interessante la visita alla basilica inferiore la quale conserva un'importante testimonianza per lo studio della lingua italiana. Si tratta dell'affresco della "Leggenda di Sisinno" che presenta una delle prime testimonianze di volgare italiano.
La Leggenda di Sisinno
Il celebre ciclo di affreschi del XII sec. che riveste alcuni muri portanti della basilica inferiore di San Clemente rappresenta una delle principali attrazioni di questa basilica. In questi luoghi nascosti si possono trovare pitture meravigliose che narrano episodi della vita leggendaria del Santo ed in particolare i suoi miracoli più famosi. Un affresco di particolare interesse è quello detto del Miracolo di Sisinnio dove sono presenti particolari che potrebbero sfuggire ai turisti meno attenti.
La vicenda rappresentata ci riporta nella Roma del I sec. quando le messe si celebravano ancora all’interno delle domus, aperte alla comunità cristiana grazie a patrizi benemeriti convertiti alla nuova fede. A queste messe celebrate da Clemente assisteva Teodora, la moglie di Sisinnio, potente dignitario della corte dell’imperatore Nerva e per di più geloso. Sospettoso per le continue fughe domenicali della moglie, decise di pedinarla e scoprì così che la donna si era convertita al cristianesimo cosa davvero sconveniente per la moglie di un potente uomo di corte. Con l’orgoglio ferito Sisinnio interruppe la funzione per condurre via Teodora ma Clemente, che evidentemente non tollerava intrusioni nella casa del signore, rese Sisinnio cieco e sordo. La scena si conclude con Sisinnio costretto a ritirarsi sostenuto dai suoi servi.
L’episodio occupa il registro centrale dell’affresco, quello principale e meglio visibile. L’artista ne è al corrente ed esegue un lavoro di alta qualità ricorrendo ad una certa resa prospettica e riuscendo a conferire decoro e solennità ai personaggi tra i quali emerge la figura di San Clemente in atteggiamento orante.
Ma la vicenda non termina qui e continua nella casa di Sisinnio dove si recò Clemente, a tal punto impietosito per le sorti del suo rivale, da volergli restituire vista ed udito. Sisinnio, infuriato per quanto precedentemente accaduto, ordinò ai suoi servi di legare Clemente e sbatterlo fuori casa ma, anche questa volta, il santo ricorreva ad un miracolo così che i servi, scambiandolo per una colonna della casa, si adoperavano con tutte le loro forze a spostarla invano.
Questa seconda parte della storia è stata dipinta nel registro sottostante, più stretto e meno visibile. Qui l’artista cambia stile dando fondo a tutto il suo talento: per dare più ritmo alla narrazione e favorire la comprensione della scena, introduce nell’affresco un mezzo di comunicazione davvero moderno: il fumetto. Si possono infatti ancora leggere, anche se oggi un pò a fatica, varie iscrizioni che accompagnano le azioni dei personaggi, alcune delle quali addirittura in lingua volgare! Leggiamo per esempio “falite de reto co lo palo” ovvero spingete dietro col palo e “fili de le pute traite” espressione colorita che non ha bisogno di traduzione. Abbiamo di fronte una testimonianza di eccezionale importanza, si tratta infatti di una delle primissime attestazioni scritte della lingua volgare ed in particolare del volgare romanesco con il quale il popolo si esprimeva abitualmente.
Quello che si scopre nella Basilica di San Clemente è un medioevo denso di avvenimenti, popolato da santi leggendari, ricco di opere d’arte e… di piacevoli sorprese.
La passeggiata continua , non senza uno sguardo al monumento più famoso di Roma , il Colosseo e benchè il nostro itinerario abbia ben altra meta, non possiamo trascurare la Basilica di San Pietro in Vincoli dove si trova il Mosè del Michelangelo...ancora pochi passi ed eccoci davanti alla...
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE
Storia
La più importante delle chiese romane dedicate alla Madonna sorge alla sommità del Cispio (la più alta delle tre propaggini che formano il colle Esquilino) sui resti di un complesso fondato in età augustea e successivamente ampliato e decorato con affreschi. La chiesa originaria - a tre navate, senza transetto e con nartece (il porticato esterno) - fu fondata tra il 432 ed il 440 da Sisto III dopo il Concilio di Efeso, che nel 431 aveva sancito il dogma della maternità divina di Maria. La tradizione che vuole la chiesa fondata da papa Liberio nel luogo di una miracolosa nevicata avvenuta il 5 agosto 356 - da cui derivano i nomi di Basilica Liberiana e di S. Maria ad Nives usati in passato - è da ritenersi falsa. Tra il 1145 ed il 1153 Eugenio III ricostruì il nartece, riducendolo a portico, e mise in opera il pavimento cosmatesco. Sotto il pontificato di Niccolò IV (1288-1292) venne eretta una nuova abside più arretrata creando così il transetto decorato da pitture. La decorazione a mosaico del nuovo catino venne affidata a Jacopo Torriti. Alla seconda metà del XIV secolo risale la costruzione del campanile, completato poi dal cardinale Eugenio d’Estouteville, arciprete della basilica dal 1445 al 1484, cui si devono pure la copertura a volta delle navate laterali e la costruzione della cappella di San Michele. Alla fine del Quattrocento papa Alessandro VI Borgia rivestì con l’attuale, ricchissimo, cassettonato il soffitto della navata centrale.
La più importante delle chiese romane dedicate alla Madonna sorge alla sommità del Cispio (la più alta delle tre propaggini che formano il colle Esquilino) sui resti di un complesso fondato in età augustea e successivamente ampliato e decorato con affreschi. La chiesa originaria - a tre navate, senza transetto e con nartece (il porticato esterno) - fu fondata tra il 432 ed il 440 da Sisto III dopo il Concilio di Efeso, che nel 431 aveva sancito il dogma della maternità divina di Maria. La tradizione che vuole la chiesa fondata da papa Liberio nel luogo di una miracolosa nevicata avvenuta il 5 agosto 356 - da cui derivano i nomi di Basilica Liberiana e di S. Maria ad Nives usati in passato - è da ritenersi falsa. Tra il 1145 ed il 1153 Eugenio III ricostruì il nartece, riducendolo a portico, e mise in opera il pavimento cosmatesco. Sotto il pontificato di Niccolò IV (1288-1292) venne eretta una nuova abside più arretrata creando così il transetto decorato da pitture. La decorazione a mosaico del nuovo catino venne affidata a Jacopo Torriti. Alla seconda metà del XIV secolo risale la costruzione del campanile, completato poi dal cardinale Eugenio d’Estouteville, arciprete della basilica dal 1445 al 1484, cui si devono pure la copertura a volta delle navate laterali e la costruzione della cappella di San Michele. Alla fine del Quattrocento papa Alessandro VI Borgia rivestì con l’attuale, ricchissimo, cassettonato il soffitto della navata centrale.
L'attuale basilica
Profonde trasformazioni della basilica, che fino ad allora aveva conservato il suo aspetto sostanzialmente medievale, furono avviate tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo da Sisto V e da Paolo V, che eressero le due grandi cappelle laterali, dette appunto Sistina e Paolina, e il palazzo a destra della facciata. Tra il 1670 ed il 1676 Carlo Rainaldi ridisegnò l’abside nelle forme attuali. Gli ultimi grandi interventi, che conferirono alla basilica l’aspetto con cui la ammiriamo oggi, si devono all’estro di Ferdinando Fuga, l’architetto fiorentino che nella prima metà del XVIII secolo completò il palazzo a sinistra della facciata e ricostruì quest’ultima creando uno dei migliori esempi conosciuti del cosiddetto barocchetto romano. La facciata settecentesca si sovrappone alla più antica, di cui conserva, inserita nella loggia delle benedizioni accessibile da una scala sotto al porticato, l’originale decorazione musiva. I mosaici furono eseguiti da Filippo Rosuti alla fine del XIII secolo e raffigurano, nel registro superiore, Cristo benedicente tra i simboli degli Evangelisti, la Vergine, angeli e Santi. Nel registro inferiore sono rappresentati episodi della vita di papa Liberio. L’interno della basilica ha conservato - unica tra le basiliche patriarcali - un aspetto ancora vicino a quello originale: un grandioso impianto a tre navate, divise da antiche colonne di reimpiego, terminante nell’abside preceduta dall’arco trionfale.
Opere
Nel transetto sono visibili tondi affrescati con figure di Profeti, riportati in luce nel 1931, variamente attribuiti al Cavallini, a Cimabue o al giovane Giotto. Dalla navata destra si può accedere al battistero - progettato da Flaminio Ponzio nel 1605 e decorato dal Passignano - e da questo alla Sagrestia, a destra, e alla Cappella di San Michele, quest’ultima con lacerti di affreschi per i quali è stato recentemente proposto il nome di Piero della Francesca. Tornati nella navata destra s’incontra prima la Cappella delle Reliquie e quindi la grande Cappella Sistina, voluta da Sisto V Peretti (1585-1590) che ne affidò la realizzazione a Domenico Fontana (1584-1587). Completamente affrescata da artisti del tardo manierismo romano diretti da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra, la cappella incorpora l’antico Oratorio del Presepio, qui sistemato dal Fontana e accessibile da una scala. La decorazione scultorea del sacello si deve, in parte, ad Arnolfo di Cambio. All’esterno della cappella, sul pavimento, c’è la semplice lastra tombale della famiglia Bernini, sotto la quale venne sepolto anche Gian Lorenzo. Simmetrica alla Cappella Sistina, e parimenti sfarzosa, nella navata sinistra si apre la Cappella Paolina, progettata per Paolo V Borghese (1605-1621) da Flaminio Ponzio. Rispetto alla Sistina la cappella Paolina presenta una superiore qualità della decorazione pittorica, a cui presero parte il Cavalier d’Arpino e Guido Reni.
...la nostra visita è terminata una passeggiata ricca di storia e densa di attrazioni che ci ha permesso di rendere omaggio alla storia cristiana di Roma.
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