Ci informa Frontino, nel suo De aquis urbis Romae, che “nei 441 anni che seguirono la fondazione di Roma, i Romani s’accontentarono di usare le acque tratte dal Tevere, dai pozzi e dalle sorgenti”, che però nel 312 a.C., non erano più sufficienti a coprire il maggior fabbisogno dovuto allo sviluppo urbanistico ed all’incremento demografico e dettero il via alla grande opera di costruzione degli ACQUEDOTTI ROMANI, da quel momento in poi, ovvero dal 312 a.C., affluì a Roma una quantità enorme di acqua potabile, come nessun'altra città del mondo antico, ma forse di ogni epoca, ebbe mai e che valse alla città il titolo di regina aquarum, ossia "regina delle acque".
Tutto parte dagli acquedotti che con sapienza e maestria gli antichi romani costruirono e che i moderni romani ancora godono, un'ulteriore riprova della grandezza dell'impero più vasto del mondo antico ed a dirlo non siamo noi che potremmo sembrare di parte ma così scrisse Plinio il Vecchio: "Chi vorrà considerare con attenzione la quantità delle acque di uso pubblico per le terme, le piscine, le fontane, le case, i giardini suburbani, le ville; la distanza da cui l'acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso". Come dargli torto? La realizzazione degli acquedotti aveva inizio con l'importantissimo lavoro di ricerca delle sorgenti e delle vene acquifere da utilizzare, le quali, oltre alla qualità, all'abbondanza ed alla regolarità del flusso dell'acqua, dovevano rispondere anche all'essenziale requisito dell'altezza, indispensabile a fornire la giusta pendenza alla conduttura che doveva trasportare l'acqua fino a Roma
L’opera di realizzazione degli acquedotti fu di tale impegno ed efficacia che Dionigi di Alicarnasso poteva scrivere: "Mi sembra che la grandezza dell'impero romano si riveli mirabilmente in tre cose, gli acquedotti, le strade, le fognature".
Gli acquedotti di epoca romana che dal 312 a.C. vennero costruiti portarono alla città una disponibilità d'acqua pro capite pari a circa il doppio di quella attuale, distribuita tra le case private (ma solo per pochi privilegiati), le numerosissime fontane pubbliche (circa 1.300), le fontane monumentali (15), le piscine (circa 900) e le terme pubbliche (11), nonché i bacini utilizzati per gli spettacoli come le naumachie (2) e i laghi artificiali (3).
Ma oltre agli antichi romani per i quali le fontane sono state quasi una naturale conseguenza della conformazione geologica del terreno su cui la città era stata edificata: il suolo vulcanico sui colli e alluvionale in pianura (del tutto permeabile) sovrapposto ad uno strato argilloso (impermeabile) faceva sì che le numerose vene d’acqua naturali di cui la zona era ricca scorressero ad una profondità minima, producendo, quando non riuscivano a confluire nel Tevere, numerose sorgenti spontanee sparse qua e là ai piedi o a mezza costa dei colli, con conseguenti rivoli d’acqua...anche i papi ci hanno messo del loro facendo costruire le più belle fontane del mondo!
Ma l'acqua è pubblica quindi a Roma oltre a far godere gli occhi diventa una fedele compagna di passeggiate e questo grazie alle migliaia di Fontanelle dette NASONI sparse in giro per Roma (mappa delle fontanelle di Roma) delle quali vi raccontiamo brevemente la storia.
Risale al 1872 la prima Fontanella romana con una particolare caratteristica: 3 cannelle a forma di drago.
Negli anni 20 ha inizio la fusione in serie di fontanelle stradali, nel 1935 venne presentato addirittura un catalogo con ben 6 modelli di Nasoni in ghisa, tra questi vi era il modello ROMA con una sola cannella liscia diffuso oggi in tutte le strade della Capitale e ora diventata simbolo della città stessa.
...ovviamente il B&B ACQUEDOTTI ANTICHI consiglia una borraccia come compagna di passeggiate...contro la crisi e per godere la storia di Roma regina aquarum.
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