Il B&B ACQUEDOTTI ANTICHI a Roma vi propone 3 giorni di soggiorno SUPER ECONOMICI per 2 persone...con un programma per visitare Roma spendendo poco, divertendosi e gustando tutte le meraviglie della Capitale cibo compreso!
A Roma la storia dell'arte si studia andando in giro, Roma è un libro a cielo aperto.
1) ARRIVARE A ROMA
E' noto il detto: tutte le strade portano a Roma...ed è proprio per questo che per arrivare a ROMA vi consigliamo di consultare il sito BLABLACAR (passaggi in auto) infatti loro considerano condividere l'auto è un'attività sociale. Si trovano passaggio/o si danno passaggi e si risparmia. Tutti gli utenti hanno una pagina relativa al loro profilo dove indicano i loro interessi, le loro attività, le lingue che parlano e le loro preferenze musicali. Un'informazione importante è inoltre il parametro BlaBla, che mostra il "livello di chiacchiera" di un utente: "BlaBlaBla" per i chiacchieroni che non smettono mai di parlare, "Bla" per chi preferisce dormire o guardare il paesaggio durante il viaggio. Grazie alla pagina del profilo potrete sapere in anticipo con chi viaggerete per evitare qualsiasi sorpresa sgradevole.
2) SOGGIORNARE A ROMA
Il B&B ACQUEDOTTI ANTICHI propone una camera SUPER ECONOMICA: 2 posti letto (a castello) bagno privato, tv, aria condizionata /o riscaldamento, colazione e parcheggio auto 50 euro a notte in bassa stagione e 60 euro a notte in alta stagione (soggiorni di 4 giorni aprile-maggio-giugno-settembre-ottobre, Ponti e festività ).
Pranzo al sacco: 5 euro (2 panini imbottiti, un frutto, una bottiglietta di acqua) oppure pizza al taglio.
Cena: per la cena consigliamo il ristorante MAGNA ROMA in Via Quintilio Varo 122-124 (meno di 200mt a piedi dal B&B ACQUEDOTTI ANTICHI) dove potete gustare piatti della cucina romana a prezzi davvero competitivi oppure le molteplici pizzerie (comprese quelle a taglio) presenti in zona.
3)PROGRAMMA DI VIAGGIO
1° GIORNO: ci si alza alle ore 08.00, abbondante colazione, scarpe comode e si parte per la visita al Parco degli Acquedotti passeggiata che ci porterà nel pomeriggio sull'Appia Antica.
Di fronte al B&B ACQUEDOTTI ANTICHI si estende un’area verde di 15 ettari meraviglioso ricordo di un tratto di campagna romana che originariamente raccordava i Colli Albani e le porte della città. Qui sorgevano ben 7 degli 11 acquedotti che rifornivano l’antica Roma, se ne possono ancora ammirare la maestosità e la perfezione ingegneristica.
Area degli Acquedotti Antichi
1) Mausoleo in laterizio via del Campo Barbarico/via Monte d’Onorio
All’incrocio tra via del Campo Barbarico e via Monte d’Onorio è visibile un sepolcro
in laterizio, del tipo “a tempietto”, databile alla seconda metà del II sec. d.C.; su due
piani, ha la facciata completamente rifatta, mentre gli altri lati sono originali. La
camera sepolcrale ha una grande nicchia rettangolare coperta da un arco tra due
nicchie più piccole; al piano superiore, dove si svolgevano le cerimonie funebri, si
conservano nicchie con incorniciature architettoniche in laterizio e un’abside con
avanzi di stucco. Come altri analoghi monumenti funerari del suburbio, anche questa
tomba, demolita la volta tra il piano terra e il primo piano, venne in epoca moderna
utilizzata come fienile.
2) Casale Rampa
Su via di Tor Fiscale, all’angolo con via del Campo Barbarico, si conserva un antico
casale che ingloba i resti di una cisterna romana, di cui si individuano alcuni tratti di
muratura in opera
reticolata.
3) Tor Fiscale
Sulla omonima via si raggiunge la Torre detta del Fiscale, così chiamata dal nome del
suo proprietario del XVII secolo, che era tesoriere pontificio, cioè “fiscale”. La torre,
alta circa 30 metri, è realizzata nella tipica tecnica edilizia del XIII secolo, con
blocchetti di tufo; di forma quadrangolare, con piccole finestre rettangolari con
incorniciatura di marmo, è stata impostata sul primo dei due punti in cui le arcate
degli acquedotti Claudio e Marcio si incrociavano, sfruttandone la sopraelevazione:
l’arco maggiore, appartenente all’acquedotto Claudio, in blocchi di peperino, va in
direzione Est/Ovest, mentre il minore, trasversale, pertinente all’acquedotto Marcio,
corre in direzione Sud/Est.
Con funzione di vedetta, la struttura era l’elemento centrale di un castelletto, di
proprietà della famiglia degli Annibaldi, che controllava la via Latina nell’area del
“Campo Barbarico”.
4) Campo Barbarico
All’interno di uno spazio trapezoidale formato dalla doppia intersezione degli antichi
acquedotti Claudio e Marcio, poco prima del IV miglio della via Latina, nel 539 d.C.
il re dei Goti Vitige, che assediava la città di Roma, costituì un campo fortificato:
chiudendo le arcate degli acquedotti con pietra e terra, venne realizzato un vero e
proprio fortilizio naturale, in cui erano accampati non meno di 7.000 uomini, che
bloccavano l’afflusso di rifornimenti all’Urbe dalla via Appia e dalla via Latina.
Contemporaneamente, tranciando gli acquedotti, che da allora non furono più
ripristinati, gli assedianti interruppero il flusso idrico della città.
Da allora il luogo è noto come “Campo Barbarico”: attualmente le arcate
dell’acquedotto Marcio sono sostituite da quelle dell’Acquedotto Felice costruito da
Sisto V, mentre in questo tratto non sono più conservate quelle dell’Acquedotto
Claudio.
5) Acquedotto Claudio/Anio Novus
Entrambi gli acquedotti furono iniziati da Caligola nel 38 d.C. e terminati da Claudio
nel 52 d.C.; l’ Aqua Claudia prendeva l’acqua da una fonte nella valle dell’Aniene a
poca distanza da quella della Marcia; all’altezza dell’area di Capannelle, dove si
trovavano le “piscine limarie” (vasche per la decantazione), il canale riaffiorava dal
terreno per innalzarsi gradualmente, raggiungendo il centro di Roma su arcate
continue per quasi 10 km. Nell’area dell’attuale via del Quadraro le arcate
raggiungevano l’altezza massima del percorso, circa 28 metri. I materiali impiegati
sono il peperino, il tufo e il travertino; in età imperiale le arcate vennero rinforzate
con dei sottarchi di mattoni. Nei punti in cui l’acquedotto affiorava dal terreno, allo
speco del Claudio si sovrapponeva quello dell’ Anio Novus, così chiamato per distinguerlo dal più antico Anio. Costruito in laterizi, l’ Anio Novus raggiungeva
Roma alla quota più alta di tutti gli altri acquedotti e da esso si diramavano numero
acquedotti minori come quello che riforniva la villa dei Quintili (visibile dall’Appia
Antica al VI miglio).
6) Marrana dell’Acqua Mariana
Tale fosso artificiale fu realizzato da papa Callisto II nel 1122 per alimentare i molini
ed irrigare gli orti di proprietà della Basilica di S. Giovanni in Laterano,
convogliando le acque degli acquedotti romani dell’ Aqua Tepula e dell’ Aqua Iulia,
provenienti dalle sorgenti alle falde dei colli di Grottaferrata e di Marino. Costeggia il
Casale di Roma Vecchia, per poi intubarsi all’altezza di Porta Furba.
Il nome deriva dal tratto naturale più a monte, che scorreva in un fondo Maranus, già
noto nel Medioevo, da cui deriva il volgare “Marana” o “Marrana”, termine
successivamente usato per indicare tutti i fossi del suburbio romano.
7) Villa delle Vignacce
In via Lemonia, al di sopra di un terrapieno artificiale parallelo alla strada, si
conservano i resti di una delle più estese ville del suburbio sud-est di Roma: costruita
in opera mista di reticolato e laterizio e in opera listata, presenta due fasi principali di
costruzione, rispettivamente della prima metà del II e del IV sec. d.C. Tra le strutture
residue si segnala una vasta aula a pianta circolare coperta a cupola, circondata da
altri piccoli ambienti absidati, in cui si conserva uno dei più antichi esempi di utilizzo
di anfore per l’alleggerimento della struttura, tecnica costruttiva che si diffonderà in
età costantiniana, il cui esempio più significativo è nella cupola del mausoleo di
Elena sulla via Casilina, detto “Tor Pignattara” proprio per la presenza delle anfore,
“pignatte”, nella struttura della volta. Sulla base dei bolli laterizi e delle condotte
acquarie di piombo rinvenuti nella villa alla fine del ‘700, l’impianto è attribuito a Q.
Servilio Pudente, ricco ed influente produttore di laterizi vissuto in età adrianea.
Dall’estate 2006 il complesso è in corso di scavo da parte dell’American Institute for Roman Culture, in collaborazione con la Sovraintendenza ai Beni Culturali del
Comune di Roma. Sulla base delle tecniche edilizie e delle relazioni stratigrafiche tra
le strutture, si è potutostabilire che la villa ha avuto in realtà cinque distinti periodi di
vita, dal I al VI sec. d.C. e numerose ristrutturazioni e cambi d’uso. Particolarmente
interessanti i dati che stanno emergendo dallo scavo della vasta area termale, disposta
su più piani al di sopra di una piattaforma monumentale e caratterizzata da un ricco
apparato decorativo. Nel VI secolo el terme vennero trasformate in una sorta di
fortilizio, mediante la chiusura di porte e finestre: secondo una suggestiva ipotesi
avanzata dagli archeologi, tale evento sarebbe da mettere in relazione con la guerra
Gotica, quando il re Vitige, che assediava la città, stanziò il suo accampamento
presso Tor Fiscale, a poche centinaia di metri dalla villa.
8) Cisterna della Villa delle Vignacce
Poco distante dalla villa, accanto all’acquedotto Marcio - in questo punto sostituito
dal Felice - dal quale veniva alimentata, è localizzata una cisterna a due piani di
forma trapezoidale allungata con due file di nicchie semicircolari, in opera mista di
reticolato e laterizio, che riforniva il complesso.
9) Acquedotto Felice
L’Acquedotto Felice, così denominato dal nome di battesimo di Felice Peretti, papa
Sisto V che lo fece costruire, ha distrutto buona parte delle arcate dell’Acquedotto
Marcio, di cui ricalca integralmente il percorso: edificato tra il 1585 e il 1590, con
acque provenienti dalle fonti di Pantano Borghese sulla via Prenestina, arriva fino alla
fontana del Mosè di Domenico Fontana a largo Santa Susanna.
10) Tomba dei Cento Scalini
Tra l’acquedotto Claudio e la ferrovia, in corrispondenza del IV miglio dell’antica via
Latina, è localizzata una tomba sotterranea così denominata per la lunga scala di accesso che la caratterizza (in realtà gli scalini sono 67) e che raggiunge una
profondità di circa 15 metri sotto il piano attuale. Nella camera funeraria principale,
costruita in “opera listata” di tufelli e mattoni e coperta con volta a crociera, sono
ricavate grandi nicchie ad arco in cui sono alloggiati sarcofagi in marmo: riferibile
alla prima fase di utilizzo dell’ipogeo, viene datata al III sec. d.C. Dal cubicolo
principale si diramano gallerie laterali più tarde, in cui sono scavate lungo le pareti di
tufo tombe di varia tipologia, inquadrabili nell’ambito della prima metà del IV secolo
d.C. L’ipogeo, in cui sono presenti insieme sepolture pagane e cristiane, viene
interpretato come luogo di sepoltura privato a carattere famigliare, appartenente ad
individui residenti nelle ville delle vicinanze.
11) Casale di Roma Vecchia
Localizzato tra il IV e il V miglio dell’antica via Latina, tra gli acquedotti Claudio e
Marcio, il Casale di Roma Vecchia è costituito da un insieme di edifici concentrati
intorno ad una corte interna; la struttura principale, databile al XIII secolo, è costruita
in blocchetti di peperino, scaglie di selce e frammenti di marmo di reimpiego,
inglobando resti di edifici di epoca romana. Si ipotizza che in origine l’edificio
appartenesse alla tipologia dei casali-torre, sintesi tra funzione strategica di controllo
della torre e palazzetto baronale, successivamente trasformato in casale a
destinazione agricola. La denominazione “Roma Vecchia” della tenuta a cui la
struttura apparteneva si deve alla presenza nel territorio delle rovine della villa di
Sette Bassi, che per la loro estensione erano ritenute nel ‘700 una vera e propria città.
12) Acquedotto Marcio
Dietro al Casale di Roma Vecchia si conserva un tratto delle basse arcate in blocchi
parallelepipedi di tufo e peperino pertinenti all’Acquedotto Marcio.
L’ Aqua Marcia, condotta a Roma nel 144 a.C. dal pretore Q. Marcius Rex,
percorreva 91 km a partire da una fonte nell’alta valle del fiume Aniene, tra Arsoli ed
Agosta. Nella tarda età repubblicana per evitare la costruzione ex novo di due nuovi
acquedotti, al canale del Marcio furono sovrapposti quello dell’ Aqua Tepula nel 125
a.C. e quello della Iulia nel 33 a.C.
All’altezza di Roma Vecchia il condotto del Marcio usciva all’aperto proseguendo su
arcate per circa 9 km. per raggiungere Porta Maggiore con i sovrastanti spechi della
Tepula e della Iulia
tramonto primaverile
13) Acquedotto Anio Vetus
Realizzato tra il 272 e il 269 a.C. e finanziato con il bottino della guerra contro Pirro,
è il più antico acquedotto dell’area; lo speco è costruito in opus quadratum di tufo,
con copertura triangolare costituita da due lastre di pietra calcarea. L’ Anio Vetus, che
aveva origine dall’Aniene, a Capannelle volgeva verso Roma, giungendo a Porta
Maggiore sempre con un tracciato sotterraneo. Il suo percorso nell’area in esame non
è visibile, ma corre sempre a oriente degli altri acquedotti, all’incirca al di sotto di via
Lemonia, ad eccezione della zona delle Vignacce, dove è collocato per un breve tratto
tra la Marcia e la Claudia.
14) Casa cantoniera “Del Sellaretto”
Nel punto in cui il vicolo di Roma Vecchia gira in direzione di via Tuscolana si
conserva una storica casa cantoniera, appartenete all’antica linea ferroviara voluta da
papa Pio IX, che nel 1862 collegava Roma con Ceprano, denominata “del Sellaretto”.
15) Villa di Settebassi
Dopo la villa dei Quintili al V miglio dell’Appia Antica, la villa dei Settebassi è la
più estesa del suburbio romano, ritenuta una vera e propria città per l’estensione delle
sue rovine: la località nel ‘700 era per questo denominata “Roma Vecchia”. La villa,
oggi adiacente al percorso della Tuscolana, era in antico situata in corrispondenza del
al VI miglio della via Latina, a cui era collegata tramite un diverticolo. L’area della
villa è stata di recente acquisita dallo Stato. La parte residenziale del complesso si
compone di tre nuclei edilizi contigui, costruiti in tre fasi diverse, ma quasi
contemporanee: il primo blocco di edifici è una villa residenziale con vasto peristilio,
costruita all’inizio del regno di Antonino Pio (divenuto imperatore nel 138 d.C.); il
secondo è costituito da sale di rappresentanza e cubicoli riccamente decorati, aggiunti
lungo il lato settentrionale del peristilio intorno al 140-150 d.C.; il terzo gruppo di
costruzioni, eretto intorno al 160 d.C., alla fine del regno di Antonino Pio, sorse
ancora per esigenze di lusso ed è caratterizzato da un ampio giardino ad ippodromo
edificato al di sopra di un ampio terrazzamento artificiale che si affacciava sulla via
Latina: un parco alberato con vasche, viali con piante ornamentali, specchio d’acqua
centrale. A nord-ovest della villa si estendevano numerosi edifici pertinenti alla
“parte rustica” della villa, in cui erano localizzati gli ambienti destinati alle attività
produttive del complesso; in quest’area, isolato rispetto alle altre strutture, presso il
moderno casale agricolo, resta un piccolo tempio in laterizio, a pianta rettangolare,
con murature laterali prolungate a costituire un avancorpo (struttura in antis), databile
alla fine del II sec. d.C. Il toponimo di Sette Bassi, noto fin dall’alto Medioevo,
sembra possa derivare dal nome di Settimio Basso, probabile proprietario della villa:
un prefetto all’epoca di Settimio Severo, oppure un console vissuto in età
costantiniana.
Lunghezza: 3 km
Tempo di percorrenza: circa 3 ore
La mappa vi mostra perfettamente il percorso partendo dal B&B Acquedotti Antichi
Sosta con pranzo al sacco
...e poi si riparte per l'Appia Antica.
Partendo sempre dal Parco degli Acquedotti attraversandolo fino a giungere all'Appia Nuova ecco l' itinerario pomeridiano: l'APPIA ANTICA.
Un contatto diretto con la civiltà romana attraverso i monumenti della "Regina Viarum": la sequenza ininterrotta dei sepolcri delle più varie tipologie, la più estesa villa del suburbio romano, la villa dei Quintili al V miglio ed il più grande sepolcro circolare della via Appia, Casal Rotondo al VI miglio.
Consigliamo di visitare il complesso delle Catacombe di San Sebastiano, l'entrata è gratuita, circondate da uno splendido parco che vi farà immediatamente in epoche storiche passate attraversando di colpo secoli di storia.
Il complesso archeologico di S. Sebastiano Fuori le Mura sorge nel tratto iniziale dell’Appia Antica, tra il II ed il III miglio dell’antica via consolare.
Il sito era originariamente denominato “ad catacumbas" ossia, secondo la spiegazione più diffusa, “presso l’avvallamento”, per la presenza di cave di pozzolana, e questo toponimo è stato poi assunto, per estensione, ad indicare i cimiteri sotterranei cristiani, noti oggi come catacombe.
L’area venne sfruttata, già in epoca romana (II sec.), come luogo di sepoltura, infatti sono state rinvenute tracce evidenti di sepolture pagane che sembrano risalire all'epoca di Traiano, databili con estrema certezza grazie alle iscrizioni ritrovate ancora “in situ”; come spesso accadeva nell'antichità, la cava venne riadattata e adibita a cimitero cristiano, in cui venivano sepolti soprattutto schiavi e liberti, come risulta dai loculi e dai colombari, sepolture assai modeste.
L’escavazione della catacomba nacque grazie alla comunità cristiana, dato l’ingente numero dei propri membri e la scelta dell’inumazione, invece della cremazione, era assai arduo seppellire in superficie, a motivo degli spazi necessari e dell’elevato costo dei terreni suburbani.
I pagani usavano chiamare i loro luoghi di sepoltura con il vocabolo greco necropolis, la città dei morti; i primi cristiani, invece, preferirono il nome cimitero, da loro stessi inventato, che deriva dal greco koimào che significa "dormire".
Percorrendo le gallerie della catacomba si possono notare la grande varietà delle tombe e delle decorazioni. Si possono facilmente trovare tombe molte decorate e lavorate, accanto ad altre in semplice muratura. Ogni tomba ebbe il suo piccolo contrassegno per essere riconosciuta. Spesso un oggetto o un semplice frammento: una lucerna, una moneta, un fondo di coppa, un monile, un giocattolo di un bambino. In molti casi, un nome tracciato in rosso sulle tegole, o un graffito sulla calce di chiusura, ci ha tramandato la memoria del defunto; un evento fondamentale per lo sviluppo e la notorietà della catacomba fu la deposizione del corpo del martire Sebastiano. La venerazione dei fedeli per questo testimone di Dio, provocò mutamenti profondi all’interno della catacomba. I posti, vicini alla tomba venerata, vennero sempre più ricercati. Vennero effettuati lavori di abbellimento e di ampliamento degli ambienti preesistenti; si creò così una rete densissima.
Attorno alla metà del III secolo la topografia del luogo venne letteralmente sconvolta: la piazzola venne totalmente interrata con una colmata di terra e si creò un nuovo grande spazio in piano ad un livello superiore rispetto a quello dei mausolei. In questa fase venne creata la triclia, era un ambiente coperto, al quale si accedeva da una piccola scala, formato da una grande sala porticata, dotata di un bancale addossato alla parete di fondo.
Molti studiosi ritengono, che, proprio in questo periodo, il complesso ospitò temporaneamente le spoglie dei SS Apostoli e martiri Pietro e Paolo e che le loro spoglie si trovassero all'interno di questo piccolo monumento. Oltre alle fonti antiche che ricordano la venerazione dei due martiri in questo luogo, denominato “Memoria Apostolorum”, sul muro di fondo della triclia, sono stati rinvenuti moltissimi graffiti di pellegrini con invocazioni e preghiere rivolte a Pietro e Paolo, tali a testimoniare il profondo culto dei due santi in questo sito. Alcuni di questi graffiti sono ancora visibili e particolarmente interessanti e suggestivi, come quello di un certo pellegrino che, attorno al III sec. scrisse: Paule et Petre petite pro Victore, una richiesta di intercessione rivolta ai due martiri più importanti di tutta la cristianità. Le spoglie dei due santi sarebbero state trasportate attorno al 256 d.c. in questo luogo per evitare che venissero trafugate durante le persecuzioni di Valeriano e poi riportate al Vaticano e all'Ostiense in un periodo più sicuro.
Infine nel quarto secolo anche quest'area subisce un ulteriore interramento e la quota pavimentale viene ulteriormente rialzata per accogliere la nuova grandiosa basilica paleocristiana circiforme dedicata agli Apostoli, fatta erigere dall’imperatore Costantino (306-337).
Lunghezza: 6 km
Tempo di percorrenza: 3.00 ore (escluse le visite ai siti)
Si torna a casa...magari prendendo l'autobus tanto ci siamo forniti del BIT (16 euro) durata 3 giorni dal momento della timbratura e viaggi illimitati.
Si torna in stanza.....doccia, cena a domani.
Costo della giornata tutto compreso 60 euro a testa.
2°GIORNO: sveglia alle ore 8.00 colazione ed oggi la frutta ce la portiamo via e la usiamo come merenda durante la mattinata.
Panini al sacco (vegetariani e gustosi) e si parte per un nuovo percorso l'AVENTINO.
L'Aventino è uno dei sette colli su cui venne fondata Roma, il più a sud. Si tratta di una collina di forma più o meno trapezoidale, dalle pendici ripide, che arriva a sfiorare il Tevere. Tra i sette colli era quello più isolato e di accesso più difficile ma ora è una elegante zona residenziale con una vasta ricchezza di interesse architettonico.
Partiamo dal B&B ACQUEDOTTI ANTICHI e arriviamo alla metro A fermata SUBAUGUSTA (250 mt a piedi) direzione Battistini ci fermiamo a Termini e ci dirigiamo verso la metro B direzione Laurentina scenderemo poi alla fermata CIRCO MASSIMO (circa 25 minuti).
Da qui raggiungiamo il Circo Massimo, il più antico stadio di Roma, costruito da Cesare nel 46 a.C. Passeggiando all’interno dell’antico monumento romano possiamo ancora vedere i resti degli scalini, che si sono conservati ancora nella loro originale struttura. Dal Circo Massimo ci avviamo per Via di Valle Murcia e proseguiamo per Via di Santa Sabina fino a raggiungere Piazza Cavalieri di Malta, la piazza romana decorata con trofei militari. Ritorniamo poi su Via di Santa Sabina e saliamo fino al Giardino degli Aranci, da cui si può godere di una delle più suggestive vedute panoramiche di Roma.
"A piazza de Cavalieri di Malta si assiste ad un fenomeno curioso ed insolito: numerosi turisti in fila guardano dal buco della serratura del celebre portone del Priorato dei Cavalieri di Malta la Cupola di San Pietro. Si rimane senza fiato. E' impensabile che da un buco si possa vedere così bene la Città del Vaticano! Inoltre è situato alla sinistra del Giardino degli Aranci, dove si parcheggia facilmente in prossimità, e si ammira un panorama mozzafiato senza pagare alcun biglietto perchè l'entrata è libera. Tra il "buco di Roma ed il giardino degli aranci è bello visitare anche la Basilica di Santa Sabina dove si trova l'arancio dei miracoli che non si può toccare, protetto da un vetro, vicino la preziosa porta in legno, che ha continuato a dare le arance dopo che Caterina da Siena le donò al papa Urbano VI."
E dopo aver passeggiato e visitato le chiese dell'Aventino.................
sosta con pranzo al sacco...........dopo aver bevuto un buon caffè scendiamo per Clivio di Rocca Savella e alla fine della strada giriamo a destra in Via di Santa Maria in Cosmedin fino ad arrivare alla Bocca della Verità.
L’antico mascherone, probabilmente un antico tombino, del diametro di metri 1,80, murato nella parete del pronao di Santa Maria in Cosmedin, ha le sembianze di un volto maschile con barba; occhi, naso e bocca sono forati per fare defluire l’acqua.
Il film Vacanze Romane di William Wyler, con gli indimenticabili protagonisti Audrey Hepburn e Gregory Peck, ha consacrato la Bocca della Verità ad una indiscussa fama. Era il 1953 e da allora è entrato nell’immaginario turistico.
La sua fama è legata alla tradizione popolare, per la credenza che la bocca potesse mordere la mano di chi non avesse affermato il vero. La fila di turisti che ancora oggi desiderano la foto con la mano nella bocca del chiusino certifica la forza dell’immagine fotografica; quelli che invece hanno timore, qualche bugia la devono aver detta.
Dopo aver scattato alcune foto prendiamo Via del Foro Boario e sulla vostra destra vedrete l’Arco di Giano, un grande esempio di architettura romana. Da qui tornate indietro e proseguite per Via Luigi Petroselli poi continuate su Viale del Teatro di Marcello. Sulla vostra sinistra avrete la possibilità di ammirare il Teatro di Marcello, una delle costruzioni più grandi dell’antica Roma. Il tour classico continua nel Ghetto Ebraico (al quale abbiamo dedicato un articolo che potrete leggere cliccando sul nome ghetto ebraico).Terminiamo la nostra passeggiata oramai a sera inoltrata su Lungotevere Dè Cenci, saliremo sul ponte e da qui ammireremo l’Isola Tiberina.
Una piccolissima isola, a detta di alcuni la più piccola abitata al mondo, affiora dalle acque del fiume romano Tevere: l’Isola Tiberina.L’isola, lunga poco più di 300 metri e larga non più di 90, è collegata alle sponde del Tevere da due ponti: verso Trastevere dal ponte Cestio, con l’arcata centrale che risale al 46 a. C., in direzione del Ghetto si trova il ponte Fabricio, edificato nel 62 a. C., chiamato ponte Quattro Capi, per le erme romane che ne ornano i parapetti. Ha la forma di una nave, da qui la leggenda che l’isola sorge nel posto di un’imbarcazione sommersa.
Ma numerose sono le leggende legate all’origine di questa piccola isola: una ci riporta nel 509 a.C. quando, spodestato Lucio Tarquinio Superbo l’ultimo re di Roma, il popolo, in segno di odio verso il tiranno, gettò nel Tevere l’enorme deposito di grano del re, per quantità così abbondante da formare un’isoletta.
Ma quella più conosciuta è quella legata al culto di Esculapio, dio della medicina, questa spiega il collegamento, da sempre esistente, di quest’isola con l’attività di assistenza ai malati e anche rende comprensibile il significato di una denominazione che la caratterizza: la Nave di Pietra. Nel 291 a.C. la città di Roma era stata colpita da una terribile pestilenza che aveva mietuto moltissime vittime e i sacerdoti, dopo aver consultato i libri sibillini, avevano inviato una delegazione ad Epidauro, luogo di culto di Esculapio. Gli ambasciatori tornarono a Roma portando sulla nave un serpente, animale caro al dio. All’altezza dell’isola Tiberina, come riporta Ovidio nelle Metamorphosi, il serpente spiccò un salto e nel punto in cui si rifugiò fu innalzato un tempio dedicato ad Esculapio e l’isola stessa fu sistemata architettonicamente come una nave; oltre alle fiancate, alla prua e alla poppa, di questa rimangono notevoli resti, il simulacro del natante aveva nel mezzo un obelisco rappresentante l’albero maestro.
Sui resti del tempio venne poi costruita la chiesa di San Bartolomeo all’Isola, che conserva un campanile romanico del XII secolo e, lungo la navata della chiesa, le colonne del tempio
Le antiche tradizioni mediche di allora non si estinsero con il tempo, nel medioevo l’sola divenne un ricovero per malati gestito da frati, e continuano ancora oggi, sull’isola oggi troviamo l’ospedale “Fatebenefratelli” nato nel 1584 e tutt’ora attivo.
Dopo aver comperato un buon trancio di pizza magari kosher si torna a casa ed anche oggi la nostra giornata a Roma e stata piena di sorprese piacevoli a poco prezzo.
3° GIORNO il buongiorno oramai lo conoscete....magari un dose di caffè in più può aiutare, Marco sarà felice di offrivi un ulteriore saggio della sua maestria.
Le visite gratuite di oggi comprendono niente popo' di meno che i MUSEI VATICANI ovviamente siamo nell'ultima domenica del mese giorno nel quale l'entrata è gratuita, pranzo al sacco ed il vostro 3° giorno a Roma è quasi terminato...forse la sera avrete tempo per assaggiare qualche leccornia romana al ristorante MAGNA ROMA.
4° GIORNO per chi si ferma un giorno in più (alta stagione) o vuole sfruttare tutta la giornata prima della partenza (da ricordare che potete lasciare bagagli ed auto in deposito presso il B&B) vi consigliamo di ammirare Roma passeggiando per il centro effettuare il tour CARAVAGGIO GRATIS che abbiamo proposto sul nostro blog (cliccando si aprirà la pagina)oppure visitare questi musei o siti con entrata gratuita.
Il Quartiere Coppedè è un complesso di edifici situato a Roma, nel quartiere Trieste, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Pur non essendo propriamente un quartiere, venne così chiamato dallo stesso architetto che lo ha progettato. È composto da diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici disposte intorno al nucleo centrale di piazza Mincio.
Nel 1915 la Società Anonima Edilizia Moderna, con sede in piazza Pietra, avente come amministratore delegato Aonzo Arnaldo, idea una zona abitativa a Roma, adiacente a piazza Quadrata (piazza Buenos Aires), tra i confini dei Parioli e tra i nuovi, per l’epoca, quartieri Salario e Trieste. Il progetto viene affidato a Gino Coppedè. I finanzieri Cerruti, con Coppedè, vollero ripercorrere, su Roma, il percorso avviato a Genova con lo stesso Coppedè. Il quartiere nasce sul piano regolatore Bonfiglietti del 1909, tra non poche difficoltà e contrasti tra la commissione edilizia e l’architetto Coppedè, con vincoli imposti dalla sovraintendenza della commissione edilizia, come accadde nel 1918 su concessione dell’allora assessore all’urbanistica, Galassi, sul lotto di Via Po. Anche se il dizionario architettonico di Pevsner, Fleming e Honour cita la data del 1912, la prima presentazione del progetto sarebbe avvenuta il 19 ottobre 1916 e la progettazione risalirebbe quindi al 1915 quando Coppedè fu incaricato dai finanzieri Cerruti e Becchi. Nel 1921 vengono terminati i Palazzi degli Ambasciatori ed il quartiere rimase incompiuto da Coppedè alla sua morte avvenuta nel 1927.
Il quartiere fu completato da Paolo Emilio André. Il piano dell’opera comprendeva inizialmente la costruzione di 18 palazzi e 27 edifici tra palazzine e villini. Il 23 agosto 1917 la commissione edilizia fece una richiesta a Coppedè di dare al quartiere un’impronta romana. Così Coppedè utilizzò il tema della Roma antica come le cornici e le modanature alla Roma imperiale ed un arcone richiamante gli archi di trionfo del Foro Romano.
Nel febbraio del 1918 viene approvato il progetto dei Palazzi degli ambasciatori con la condizione di chiudere la via diagonale (l’attuale via Dora) per farla diventare una via privata. Nel 1920 venne rifiutata la costruzione dei Villini delle Fate in via Rubicone. Per la realizzazione venne usato il travertino (sempre in onore della Roma imperiale) mentre gli interni sono realizzati in: maiolica smaltata per le cucine, con parquet in legno per i soggiorni, mosaici in stile pompeiano per i bagni.
L’ingresso principale del Quartiere Coppedè, dal lato di via Tagliamento, è rappresentato da un grande arco che congiunge due palazzi.
Poco prima dell’arco si trova un’edicola con una statua di Madonna con Bambino. Sotto l’arco, oltre a due balconi, si trova un grande lampadario in ferro battuto. L’arco è decorato con numerosi elementi architettonici, che hanno la caratteristica di essere disposti in modo asimmetrico.
Superato l’arco si giunge a piazza Mincio, centro del quartiere. In mezzo alla piazza sorge la Fontana delle Rane, costruita nel 1924. La fontana è costituita da una vasca centrale, di pochi centimetri più alta del livello stradale, con quattro coppie di figure, ognuna delle quali sostiene una conchiglia sulla quale si trova una rana dalla quale zampilla acqua all’interno della vasca. Dal centro della fontana si innalza una seconda vasca, di circa due metri di altezza, il cui bordo è sormontato da altre otto rane.
L’arco che sormonta l’ingresso del palazzo situato al numero civico 2 della piazza è una fedele riproduzione di una scenografia del film del 1914 Cabiria.
Gli interni di soggiorno erano divisi dalle zone di ambito privato quasi a formare dei «Quartieri di ricevimento» e dei «Sacrari di vita privata». Nei Villini delle Fate viene esaltata la Firenze con una scritta «Fiorenza sei bella» e con delle decorazioni fiorentine con Dante e Petrarca. Invece il lato di via Brenta è dedicato a Venezia con un leone di San Marco. Il Palazzo del ragno inneggia al lavoro tramite la decorazione raffigurante un cavaliere con la scritta «labor».
Tutti gli immobili progettati dall’architetto Coppedè sono orientati ad una visione moderna degli ambienti, con la suddivisione delle zone giorno e notte, la rivisitazione degli spazi facendo attenzione alle richieste della clientela, curando finemente le decorazioni dei vari ambienti: mosaici nei bagni, soffitti a cassettoni, caldaie in rame, cucine con lavatoi in marmo, citofoni e garage.
I Villini delle Fate
Sono siti in via Aterno 4, piazza Mincio 3 via Brenta 7-11. Il lato di via Aterno consta sul lato sinistro una partizione a fasce orizzontali: nella zona bassa presso il primo piano vi è una decorazione geometrica, mentre al secondo piano vi è un dipinto con figure umane nelle bifore che richiama i disegni di personaggi famosi della Villa Carducci alla Legnaia di Andrea del Castagno. Le figure sono: una donna togata, una donna con peplo, una donna con vestiti all’antica, un uomo con barba, armatura ed una scimitarra ed un uomo con spada e cappello. Fra i materiali utilizzati abbiamo marmo, laterizi, travertino, terracotta, vetro, e legno e ferro battuto per il cancello. Particolarissime sono le facciate esterne, finemente realizzate, che in alcuni punti quasi sembrano esse essere tessute in seta e ricami d’oro. Il prospetto su questa via è composto da più corpi aggettanti.
- Il primo corpo a sinistra consta di una quadrifora tra i ritratti di Petrarca e Dante. Una firma con data 1954 è da ritenersi verosimilmente ad un restauro. Al piano rialzato vi è una finestra con due colonnette un dipinto con festone e putti ed una decorazione a rilievo rappresentante un’ape.
- Il secondo corpo consta di una serie di tre finestre separate da piccole colonne. Al secondo piano vi è un dipinto rappresentante Firenze con la scritta «Fiorenza sei bella». In un angolo vi è una decorazione di un personaggio a cavallo. Il piano consta di un arcone con dei rilievi di api e degli stemmi. Sotto la loggia vi è una decorazione con un falconiere ed un falcone.
- Il terzo corpo costa di una torretta con festoni e putti. Sotto una bifora vi è un orologio con motivi zodiacali. In basso vi è uno stemma con un biscione. Al secondo piano vi è un dipinto con una scena di una processione con monache e frati francescani. All’angolo vi è una scala d’accesso con loggiato. Nel loggiato vi è una decorazione con angeli.
Il lato di via Brenta è composto da tre corpi aggettanti.
- Il primo corpo a sinistra consta di una torretta in cui, al secondo piano vi sono delle decorazioni raffiguranti il leone alato di San Marco e l’aquila di San Giovanni. Sotto l’aquila vi è una decorazione rappresentante una processione, mentre sotto il leone vi è rappresentato un veliero. Completa la facciata una nuova decorazione con festoni e puttini.
- Il secondo corpo consta di una piccola loggia con decorazioni floreali, due arconi con dei rilievi raffiguranti delle api e l’uva sull’archivolto, degli stemmi e piccole foglie all’interno ed un finto graffito rappresentante due angioletti.
- Il terzo corpo costa di decorazioni di putti in alto. Nel piano centrale vi è un balconcino con una decorazione rappresentante la lupa con Romolo e Remo. Il piano in basso consta di decorazioni raffiguranti dei putti e delle foglie stilizzate.
Sul prospetto di via Olona vi è una raffigurazione dell’albero della vita. Al centro vi è un dipinto raffigurante una meridiana. Tra le altre decorazioni vi è una rappresentazione di una scena di una battaglia con la scritta «Domus pacis» ed altre scritte «Domino laetitia praebeo» ed «E paetre/ex arte venustas» ed una colombaia sotto l’angolo del tetto a capanna.
Palazzi degli Ambasciatori
Sono siti in via Tagliamento 8-12, via Brenta 2-2a, piazza Mincio 1, via Dora 1-2, via Tanaro 5. Questo complesso edilizio è composto da due unità triangolari suddivise da via Dora e sono suddivisi in cinque livelli. Presso l’angolo tra via Arno e via Tagliamento vi sono due torrette. La copertura del palazzo è mediante un terrazzo. Tra i due blocchi triangolari vi sono dei locali di servizio e cinque pozzi scala per degli ascensori. Il lato di via Tanaro è suddiviso da vari corpi aggettanti su vari livelli con finestre differenti per ogni piano. Sulla torretta d’angolo di via Tagliamento vi è la scritta «Anno Domini MCMXXI» che indica verosimilmente la data di costruzione e dei bassorilievi con figure antropomorfe. Il grande arco centrale è decorato con pitture rappresentanti una Vittoria alata e mosaici raffiguranti delle aquile. All’interno dell’arco vi è la dedica a Coppedè. Al terzo piano vi è una decorazione di una coppa ricordante il Santo Graal.
Palazzo del Ragno
Il palazzo è sito in piazza Mincio 4 e risale al 1916-1926. Il nome è dovuto dalla decorazione sul portone d’ingresso principale. È suddiviso in quattro piani. Consta di una torretta. Al terzo livello vi è un balconcino con loggia. Sopra di esso vi è un dipinto color ocra e nero raffigurante un cavaliere tra due grifoni sormontato dalla scritta «Labor». Sul prospetto di via Tanaro vi è effigiato il motto «Maiorum exempla ostendo/artis praecepta recentis».
Palazzo di via Olona 7
Risale al 1925 circa. Ha planimetria ad L. La facciata è suddivisa in quattro corpi aggettanti. Il corpo centrale è a cinque piani mentre i laterali sono a quattro. All’ultimo piano ed intorno ad i balconi vi sono delle decorazioni geometriche.
Villino di via Brenta 26
Attualmente è sede del liceo scientifico statale “Amedeo Avogadro”. È suddiviso in due livelli. Alla destra della facciata vi è l’ingresso con loggia. Al primo piano vi è un mosaico raffigurante un gallo, una coppa e tre dadi con i numeri uno, tre e cinque.
Villino di via Ombrone 7
La costruzione è a pianta quadrilatera. È suddiviso in due livelli oltre un seminterrato. Il primo livello è a bugnato. Al livello dell’attico vi sono dei rilievi raffiguranti delle api.
Villino di via Ombrone 8
L’edificio è a due livelli più seminterrato e, sulla sinistra, una piccola loggia.
Villino di via Ombrone 11
L’edificio è a pianta quadrangolare. È suddiviso in due piani più un seminterrato. Gli esterni sono a vari tipi di bugnato. Le finestre sono ad arco con decorazioni a stemmi.
Palazzo di via Olona 2
In questo periodo è sede dell’ufficiale del consigliere della Polonia a Roma. Sul lato destro vi è una raffigurazione di caccia, mentre sulla loggia vi sono degli ovali con delle colombe alternati ad uno raffigurante San Giorgio. L’edificio è di paternità dubbia di Coppedè.
e se non vi bastasse ancora....sappiate che Roma ci dà la possibilità di accedere gratis a numerosi musei. L’offerta è vasta, le collezioni dei musei gratuiti a Roma documentano diverse aree tematiche: storia, letteratura, teatro, moda e costume, design, scultura, pittura, gioco, matematica; qui di seguito alcune delle proposte della Capitale.
Museo archeologico di via Ostiense
Roma dedica alla sua storia numerosi musei ad ingresso gratuito,
tra questi il Museo Archeologico della via Ostiense. Si trova all'interno
di Porta S. Paolo, ricostruisce l'antico percorso della strada romana
a partire dalla Porta stessa fino ad arrivare ad Ostia Antica ed
ai vicini Porti di Claudio e di Traiano. Nel sito si può consultare
una sezione dedicata agli orari ed ai giorni in cui è possibile
accedere alla collezione cui sono dedicate diverse sale ed un plastico.
Museo Boncompagni Ludovisi
Tra i musei a Roma sul tema della moda e del costume, il Museo Boncompagni Ludovisi, casa museo dell'inizio del XX secolo, propone viste gratis alla sua collezione. Mobili, arredi, abiti, accessori di moda tracciano il percorso del made in Italy; un insieme di oggetti testimoni di un'epoca, un tempo appartenuti alla famiglia Boncompagni Ludovisi, che Roma mette in mostra gratis.
Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano
Il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano è uno dei tanti musei gratuiti a Roma. Raccoglie le testimonianze relative alla trasformazione politica, economica e sociale dell'Italia nei secoli XVIII, XIX e XX. Documenti cartacei (lettere, diari, manoscritti di opere), quadri, sculture, disegni, incisioni e stampe fanno parte della vasta collezione esposta, che sul sito è illustrata per aree tematiche.
Museo storico didattico di giochi e giocattoli del 900
"Giocando tutti i bambini sono uguali": il motto del Museo storico didattico di giochi e giocattoli del 900 si traduce nella caratteristica fondamentale della struttura, la gratuità. La possibilità di accedere gratis alla raccolta di balocchi prodotti nei primi decenni del Novecento, appartenuta a Fritz Billig Hoenigsberg, e al teatro interno, inserisce questo spazio nel circuito dei musei gratuiti a Roma. Sul sito del Comune di Roma è inoltre possibile prenotare visite didattiche per scuole e gruppi.
Il Burcardo
Il Burcardo a Roma, è tra quei musei che danno accesso gratis alle proprie raccolte. Oltre all'attività legata alla biblioteca, espone diverse tipologie di materiali legati al teatro: ritratti fotografici e foto di scena documentano la vita teatrale dalla seconda metà dell'Ottocento ai giorni nostri. Locandine, manifesti e programmi di sala; sculture, dipinti, disegni e stampe costituiscono una raccolta di iconografia teatrale in Italia; costumi, accessori ed oggetti documentano la scena. Sul sito del museo è possibile accedere ai recapiti dove prenotare visite guidate per scuole o gruppi.
Museo della matematica di Roma
Trai i musei tematici, a ingresso gratuito, il Museo della matematica di Roma offre al pubblico un percorso interattivo dove la matematica è al centro dell'esposizione. Nel sito è possibile prenotare gratis la visita guidata per gruppi e scuole e consultare le aree tematiche che scandiscono il percorso museale.